Per assicurarti successo e soddisfazione nella tua esperienza sportiva devi proteggere il tuo lato cieco. Non il tuo lato cieco in senso fisico, come nel video, ma in quello psicologico. Il tuo lato cieco è la motivazione e il piacere che provi nel sostenere i tuoi allenamenti e le tue gare. È cieco perché a causa dell’abitudine a fare ciò che fai ogni giorno diventa una routine che rischia di farti perdere il sapore della scoperta. È cieco perché rispetto ai tuoi risultati, visibili a tutti, il piacere di fare quella attività è soltanto tuo: intimo, personale, soggettivo. Proprio per questo rischia di nascondersi profondamente dentro di te. Nel tempo semplicemente perdi il piacere di continuare a scoprire qualcosa che non è più nuovo. È un punto nevralgico, perché se non ti accorgi che progressivamente stai perdendo contatto con il tuo lato cieco la tua esperienza sportiva, unicamente focalizzata sul risultato, ti fracassa le ossa, proprio come nel video che hai appena visto.
In allenamento e in gara, mente e consapevolezza sono i tuoi alleati
Per proteggere il tuo lato cieco non hai bisogno di portarti al campo il tackle sinistro, omone di 150 kg, braccia lunghe e piedi veloci, ma sicuramente ti sono di aiuto la tua mente e la tua consapevolezza.
Ti serve allenare l’attenzione, ti servono esercizi, routine e abilità che ti fanno prima di tutto suonare alcuni campanelli d’allarme sul tuo stato psico-fisico.
Provi almeno una di queste sensazioni?
I campanelli d’allarme a cui devi fare attenzione per proteggere il tuo lato cieco sono:
- sensazione di affaticamento mentale e di non essere mai abbastanza riposato;
- eccessiva ansia da pianificazione della tua attività sportiva;
- pensieri ricorrenti ed eccessivamente invasivi oltre alla sensazione di preoccupazione sul tuo prossimo evento agonistico;
- paura di commettere errori tecnici irrimediabili;
- insicurezza circa il tuo grado di preparazione con una ricerca continua di conferme e rassicurazioni.
La soluzione? Certo che esiste
Vedrai che già l’attenzione e la consapevolezza dei campanelli d’allarme ti daranno indicazioni istintive su cosa fare, ma ti devi dare il permesso di farlo. Per proseguire nell’allenamento puoi sempre fare il corso gratuito online “Allenati a eccellere” che puoi trovare QUI
E tu come proteggi il tuo lato cieco? Come ti alleni a sentire il piacere di fare ciò che fai? Dicci la tua.
Nel sondaggio che abbiamo lanciato nel primo post di questo blog (basta un clic qui per partecipare) avevamo chiesto quale tema fosse di maggiore interesse per le vostre esperienze sportive e le vostre risposte ci hanno indicato come temi più “caldi” la “concentrazione” e la “motivazione nel periodo delle competizioni”. Siccome il risultato è stato proprio un pari merito li affronteremo entrambi dando però la precedenza alla “motivazione in season”. Partiamo dalla descrizione di uno stato psico fisico che accompagna gli atleti che soffrono di più nel periodo delle gare usando proprio parole e sensazioni:
●“ho la sensazione di avere le gambe pesanti e poco reattive”;
●“mi sento molto spesso stanc@ e fatico a prendere sonno o a svegliarmi riposat@ al mattino”;
●“ho la sensazione di avere un livello energetico basso, come se facessi fatica ad attivarmi”;
●“con le tante gare ravvicinate, i viaggi e gli spostamenti continui sento la mancanza della mia routine e nel fisico avverto poca tonicità e reattività muscolare”;
●“ho la sensazione che anche l’alimentazione ne risenta, a volte ho poco appetito, a volte invece ne ho troppo e in modo improvviso”.
Queste sensazioni sono l’effetto di uno stress psico-fisico che il tuo corpo sta facendo fatica a superare, come se il serbatoio dell’energia positiva stesse andando un po' in riserva. Ciò che rende ancora più interessante questo stato motivazionale alterato sono le reazioni psicologiche e comportamentali che si attivano in risposta a questo stato fisico:
●“andare ad allenarsi diventa una routine faticosa e ho la sensazione di non costruire nulla ma di disperdere ancora più energia”;
●“lo sport che pratico diventa meno interessante e meno piacevole, a tratti mi sento quasi obbligat@ ad andare”;
●“mi diverto meno e faccio fatica a staccare la mente tra una gara e l’altra, da una parte avrei bisogno di abbassare il ritmo dall’altra la pressione mi spinge a continuare”.
Che succede quindi a livello psico? Per effetto della pressione e dell’urgenza di inseguire un risultato viene meno la tua motivazione intrinseca. Stai perdendo il piacere di fare sport e quelle sensazioni piacevoli che generalmente l’attività fisica dona al tuo corpo si trasformano nella necessità mentale di “dover performare al meglio”. La mente, le sue aspettative, i suoi pensieri e le sue pressioni ti distolgono dal piacere fisico dell’esercizio fisico e generalmente prevalgono “gli ordini che impartiamo al nostro corpo”. Il tuo corpo diventa uno strumento per fare una prestazione e deve essere al servizio della “mente che vuole”. Questo stato psico-fisico può accompagnare il periodo di gare e farti perdere concentrazione ed energia.
Allora che fare? Ci sono antidoti o rimedi per evitare o prevenire? Quali conseguenze ci possono essere nel lungo periodo?
La prima cosa da fare è imparare a convivere con ritmi che alterano il nostro equilibrio senza reagire in modo eccessivamente rigido: “affrontare un periodo di gare richiede capacità di adattamento a situazioni ogni volta diverse: prevedere in modo troppo rigido quello che accadrà non fa bene perché le situazioni sono ogni volta diverse”. Meglio lasciare andare un poco di tensione vivendo ogni situazione con il pensiero che “sono capace di adattarmi a ogni situazione e non ho nessun bisogno di pianificare ogni cosa nel dettaglio” oppure conquistandosi la sensazione che “sono liber@ da ogni condizionamento esterno, semplicemente saprò trovare il modo di fare le cose migliori”.
Con questo riconquistato stato d’animo stai dando fiducia alle tue capacità, migliorando autoefficacia, autostima e motivazione intrinseca.
Il secondo aspetto da tenere in considerazione è mantenere la concentrazione sulle sensazioni fisiche, entrare in contatto in modo sistematico con il proprio corpo per ricaricare il serbatoio dell’energia. Imparare ad ascoltarsi, sentire il proprio corpo e utilizzare tecniche meditative per ristabilire la connessione corpo-mente e il giusto equilibrio nella catena ipotalamo-ipofisi surrene responsabile dei cambiamenti ormonali a lungo termine.
E tu vuoi condividere la tua esperienza? Come gestisci questo stato psico fisico? Ti sei mai trovato in una situazione analoga o hai mai vissuto qualcuna di queste sensazioni?
La motivazione è definita come l'insieme dei processi di attivazione e orientamento del comportamento verso un determinato scopo (gli stati motivazionali, infatti, lo attivano e lo dirigono). È per questo che la nostra motivazione svolge fondamentalmente due funzioni: attiva e orienta comportamenti specifici e ci serve per individuare obiettivi vicini, misurabili e realizzabili.
Esistono due tipi di motivazione: quella estrinseca e quella intrinseca.
La prima si attiva quando una persona s'impegna per scopi esterni all'attività stessa, quali, ad esempio: ricevere lodi, riconoscimenti, buoni voti o per evitare situazioni spiacevoli, quali derisioni, punizioni o brutte figure.
La seconda, invece, su cui ci piace lavorare, entra in gioco quando una persona s'impegna in un'attività perché la trova stimolante e gratificante di per sé, e prova soddisfazione nel sentirsi sempre più competente. La motivazione intrinseca infatti è basata sulla curiosità, che viene attivata quando un individuo incontra caratteristiche ambientali strane, sorprendenti, nuove; in tale situazione la persona sperimenta incertezza, conflitto concettuale e sente il bisogno di esplorare l'ambiente alla ricerca di nuove informazioni e soluzioni. Ci spinge verso il bisogno di sentirci sempre più competenti e a raggiungere la cosiddetta self-efficacy.
Quando parliamo di flow, di esperienza ottimale, lavoriamo sul rinforzo della nostra motivazione intrinseca: un'attività eseguita non tanto per ottenere uno scopo, quanto per il piacere stesso di svolgere l'attività in sé. L'incentivo, ovvero il "premio", non è rappresentato dal risultato, ma dall'azione stessa.
Ciao, benvenuto in questo blog di training mentale per atleti, allenatori, dirigenti e tutti coloro che sono curiosi per natura.
Cosa è? È uno spazio virtuale dove – grazie a esercizi, domande, discussioni e approfondimenti – potrai allenarti a conoscere, gestire e utilizzare la tua consapevolezza emotiva per stare meglio e performare meglio nello sport come coach o come atleta.
Perché? Se le tue emozioni hanno avuto un ruolo importante nei tuoi momenti topici – o pensi sia accaduto – sai quanto il tuo corpo ne sia influenzato: il respiro, le tensioni muscolari, la scioltezza e la coordinazione dei movimenti, la tua efficacia nel persuadere, motivare e supportare gli altri. Quindi allenare le emozioni diventa parte importante dell'allenamento.
Come? Seguendo le discussioni che più ti interessano, ponendo domande, partecipando alle sessioni online proposte (webinar), confrontandoti con atleti o allenatori di altre discipline su esperienze, motivazioni, sicurezze e insicurezze che ogni sport ci insegna a conoscere.
Quando? Partecipa ora a questo sondaggio (basta un clic qui) che mi/ci aiuterà a capire i primi temi da affrontare in questo training blog.
DI cosa parleremo Nella tua esperienza sportiva quali di queste aree di interesse della psicologia dello sport ti toccano più da vicino…
Concentrazione: senti il bisogno di mantenere la tua mente focalizzata sulla tua prestazione in gara o in allenamento. Ti accorgi che quando desideri una maggiore concentrazione le emozioni distolgono la tua mente da quello che devi fare, i tuoi piani saltano e questo ti crea un disagio che impatta sulle tue capacità che hai a lungo allenat@ e per cui ti sei preparato.
Motivazione in season: ti accorgi che durante il periodo di competizione la tua capacità di adattamento a carichi di allenamento variabili, la tua capacità di recupero mentale non è efficace come vorresti. Continui rimuginii e preoccupazioni non ti fanno staccare la testa e non ti senti libero, ad esempio tra una competizione e l'altra. A volte in questo delicato momento della stagione ti accorgi che anche il rapporto con la Federazione incide sul tuo umore. Magari hai pensato di essere l'unico. Beh, non è così e in questo blog potrai confrontarti apertamente.
Motivazione off season: ti accorgi che lontano dalle gare cerchi la perfezione in ogni allenamento e sei alla ricerca del programma ideale di allenamento. Ti sei mai domandato se forse stai soffrendo di ansia da prestazione? In questo spazio troverai un confronto aperto e continuo.
Goal setting e comunicazione efficace: ti accorgi che la pianificazione di un evento a lungo termine è un'impresa che ti mette di fronte a tante scelte, nessuna giusta in assoluto. Quanto tempo dedichi nel tuo allenamento a sviluppare un buon goal setting? Come comunichi i tuoi obiettivi a breve medio e lungo termine?